Il Metodo Mandala-Evolutivo® : funzione di “holding” e “oggetto transizionale”

CONTENIMENTO

“Contenimento” ©gc/2018 – Mandala digitale

 “Holding”, descrive sia la parola, che deriva dal verbo to hold= tenere che in italiano può essere tradotto con “sostenere” – “contenere”, che il concetto introdotto da Winnicott nella sua teoria dello sviluppo emotivo riferendosi, in questo caso, ad una primaria e fondamentale funzione materna che favorisce lo sviluppo psichico del bambino nella sua strada verso l’autonomia.

Holding è quindi sia il “sostegno” nel senso strettamente fisico di “tenere in braccio” sia l’insieme di tutte quelle cure “materne” che una madre “sufficientemente buona” mette in atto per rispondere ai bisogni del bambino.

Winnicott parte dall’idea che c’è una fase in cui ogni bambino è totalmente in balia delle cure materne; quel momento, precedente allo sviluppo del linguaggio, dove il bambino non ha ancora coscienza di esistere separato dall’ambiente, non avendo ancora maturato il concetto di un Sé separato, pertanto la sua esistenza dipende totalmente dalla madre con cui crea un sistema unico.

Questa monade indissolubile che segna i primi mesi di vita del bambino proteggendolo dalle pressioni del mondo esterno, se “contenuta” adeguatamente, permetterà al suo “Io” di crescere con gradualità fino ad arrivare alla percezione di se stesso e della madre come persone separate sviluppando così tutte le qualità di un Sé autentico.

 Durante questo percorso di progressiva indipendenza basilare sarà l’uso di ciò che Winnicott chiama “oggetto transizionale” ossia tutti quegli oggetti che accompagnano il bambino nel distacco dalla madre offrendo un’alternativa intermedia tra la madre e la totale assenza di lei.

“La particolarità di questo oggetto è il suo essere nell’area intermedia tra sé e non-sé. La sua funzione non si esaurisce nell’essere un simbolo: il suo essere reale, sostanziale è altrettanto importante per il bambino. L’oggetto transizionale non è un oggetto interno, tuttavia per il bambino non è nemmeno un oggetto esterno: è una transizione tra i due.” (Psicoanalisi e scienza – www.psicoanalisi.it )

Ora date queste premesse come possiamo applicarne i concetti al diagramma mandalico nella modalità usata nel Metodo..

Partiamo dalla forma del Mandala: il cerchio all’interno del quale è contenuta la struttura.

Cerchio che racchiude e che separa protettivamente dall’ambiente esterno.  Immagine archetipica iscritta profondamente nel nostro DNA come manifestazione del divino che vive nella nostra Unicità.

Cerchio, contenitore di quell’Essenza che è potenza in itinere che aspetta di essere scoperta e portata in figura. Centro aggregatore di tutte quelle istanze il cui fine ultimo è la loro integrazione in un tutt’Uno armonico dove niente viene cancellato ma in cui gli opposti convivono in un assetto creativo e vivificante.

Cerchio che sostiene in un abbraccio consolatorio in cui rispecchiarsi in una comunione di “amorosi sensi” dove l’Io danza con il Sé seguendo il ritmo di avvicinamento/allontanamento secondo il ciclo di espansione e contrazione del Tutto.

Ecco quindi come il Mandala, in questo percorso, diventa quell’utero primigenio prima, e quel “rispecchiamento” amorevole poi che “tiene” e si prende cura della ferita narcisistica restituendoci l’onnipotenza primaria.

Ed è proprio grazie allo specchio che abbiamo di fronte che il Mandala da oggetto proiettivo delle nostre dinamiche interne diviene soggetto, nostro alter ego che proprio attraverso il distanziamento ci permette il contatto con il nostro Sé più autentico.

Separare per poi integrare ritornando al “bindu” da cui tutto ha avuto inizio.

L’altra grande funzione del Mandala, afferente al pensiero winnicottiano, intimamente legata all’esplorazione del diagramma e alla conseguente presa di consapevolezza del nostro mondo interiore, è di essere un vero e proprio “oggetto transizionale” che agevola la comunicazione tra interno ed esterno accompagnando l’utente nel delicato passaggio di sgancio dal vecchio copione disfunzionale verso la piena autonomia del suo essere al mondo, pienamente responsabile delle sue azioni.

Passo dopo passo “l’isolamento protettivo” del cerchio che permette a colui che pratica il Metodo di rafforzarsi affrontando gli “urti” della realtà con gradualità, diventa più flessibile consentendo un contatto più autentico con l’ambiente senza perdere di vista il valore di confine, che la struttura del cerchio porta con sé, come definizione assertiva dei nostri bisogni.

©gc/2019

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